Cigni bianchi o cigni neri?

Da molto tempo mi sono unito alla folta schiera di quelli che (ogni tanto..) riflettono sull’antinomia “casualità/volontà”. Ossia sulla questione se la vita e suoi accadimenti siano determinati solo dal caso, dal destino, dall’ignoto, ovvero come con un’intelligente e metodica applicazione si possano raggiungere i propri obiettivi, pianificando il futuro.

Porto a me stesso prove e citazioni a sostegno e confutazione dell’una o dell’altra tesi. Per altro c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Tra quelle che da sempre di più mi colpiscono,  l’osservazione di un capo che frequentavo agli esordi della carriera “l’importante è la culla” e il pensiero di una saggia amica e collega “lascia fare al destino”; “Faber est suae quisque fortunae” (Appio Claudio Cieco? Sallustio? Autenticità molto discussa!); “E’ vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei” (Jean Paul Sartre) ….e via dottamente disquisendo.

Sono sempre più dell’avviso che, se vi sono cose che stanno al di fuori della nostra possibilità di influenzamento, è necessario però, per lo più, avere idee chiare e progetti (e soprattutto valori e principi) in grado, anche di fronte all’imprevisto, di sapere far prendere decisioni. O, come diceva meglio Calderon della Barca  “…chi vuole prevenire il danno prima che avvenga non scamperà dal danno; potrà farlo solamente se saprà mostrarsi saggio al momento in cui esso avviene: solo allora, ché cercare di impedirlo è vano sforzo”.

Questo numero della nostra newsletter si concentra, in particolare, su due eventi inaspettati, rari e prevedibili solo a posteriori, con forte impatto (seppure di peso diverso) sulle organizzazioni e le persone. Eventi, che necessitano oggi però di decisioni e scelte.

Uno è la valutazione stress lavoro correlato, che obbliga le organizzazioni e le imprese ad integrare il documento di valutazione dei rischi sulla sicurezza con il fattore relativo al rischio connesso allo stress da lavoro. Obbligo che entra in vigore da sabato 16 maggio, data già prorogata dal 31 dicembre dell’anno scorso. In realtà opinione comune è che tutti aspettassero che l’iter delle correzioni che sono state avviate al Testo Unico sulla Sicurezza, portasse un’ulteriore proroga a questo adempimento. Così non è stato e, probabilmente, poche sono oggi le aziende e le organizzazioni che hanno già provveduto a mettersi in regola. Forse anche confortati dall’assenza di linee guida chiare su come fare la valutazione stessa.
In realtà queste linee guida sono già tracciate, come la documentazione che trovate nella newsletter conferma, sia se viene fatta una attenta lettura della legge, sia se ci si rifà alle modalità suggerite in ambito europeo da Britain’s Health and Safety Commission ed European Agency for Safety and Health at Work  (che hanno una esperienza pluriennale sull’argomento) ed in Italia da Confindustria.

Parlando di innovazione nei sistemi di gestione (come è la missione di questa newsletter), è chiaro che stiamo entrando in un terreno innovativo per le aziende e le organizzazioni italiane.
Noi, sul come fare,  abbiamo preso una posizione chiara: a nostro avviso non va valutato il livello di stress di ogni singolo individuo in azienda, ma i processi organizzativi che potrebbero indurre fenomeni di stress. L’incertezza su come agire, dunque, può essere facilmente superata adottando un approccio pragmatico e centrato sulle prassi organizzative e operative.

Il secondo evento è naturalmente costituito dal perdurare (dall’aggravarsi?) della crisi economica, con tutte le sue ripercussioni sulla gestione del personale.
Anche qui assistiamo ai comportamenti più disparati. Innanzitutto, come diceva l’economista Hyman Minsky, la stabilità e l’assenza di crisi incoraggiano a correre rischi; poi arriva la crisi, si rimane traumatizzati e si teme di fare nuove investimenti. Così, nel generale rallentamento degli acquisti di molti beni, le aziende sono state chiamate a gestire i rallentamenti produttivi e la necessità di conseguenti tagli dei costi. Naturalmente questo ha particolarmente inciso sul personale.
La ricerca Mading/Aidp, che trovate nella newsletter, ha provato a dare uno spaccato delle strategie messe in atto dalle aziende per rispondere al problema. Spiccano, naturalmente, le risposte più tradizionali. Abbiamo però anche registrato modalità più innovative di fronteggiare l’imprevisto. Modalità che hanno cercato di evitare di scaricare totalmente sulle persone gli impatti economici, guardando al futuro e alla difesa del “capitale umano”.

D’altro canto questo è probabilmente il futuro che ci aspetta: se ha ragione Nassim Taleb stiamo uscendo dall’era del Mediocristan per entrare in quella dell’Estremistan.  Un’epoca in cui il mondo sarà sempre meno lineare e prevedibile, che non cammina ma salta, in cui saper tollerare l’incertezza ed essere innovativi saranno virtù necessarie ed obbligate.
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