I social network stanno diventando un elemento pervasivo nella nostra vita e un punto di riferimento imprescindibile per le relazioni sociali, soprattutto delle giovani generazioni.
Anche all’interno del mondo del lavoro, il loro utilizzo si sta affermando in modo significativo. Prova ne sono le numerose ricerche e pubblicazioni che dedicano spazio ed attenzione al fenomeno.
Se ne è occupata recentemente anche una ricerca di Aidp Lombardia, in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano ed OpenKnowledge, alla quale anche io ho partecipato. Scopo della ricerca era verificare in quale misura l’utilizzo crescente di tecnologia 2.0 e i social network influisca sui ruoli HR e sulle modalità di gestione delle Risorse Umane. La ricerca è stata svolta sia recuperando dati quantitativi, con un questionario a cui hanno risposto 153 aziende, che approfondendo qualitativamente con 17 rappresentanti di HR di aziende di grandi dimensioni come: Adecco, Atm, Brembo, BTicino, Edenred, H3G, Sanofi Aventis, Ibm, Microsoft, Pirelli, Randstad, Sasol, Sea, Sisal, Stm, Unicredit, Vodafone, e, infine, confrontandosi, attraverso focus group, con utilizzatori interni di queste aziende.

Dalla ricerca è emerso che lo strumento più utilizzato in azienda è Linkedin per il 56.3% delle aziende, seguito dall’intranet collaborativa con il 55.6%. Solo il 10% delle imprese non utilizza in nessun modo i social network. Oltre a Linkedin, le aziende intervistate utilizzano anche Facebook (24.4%), Twitter (17.8%), Youtube (17%). Sempre più aziende, dunque, consentono l’accesso dei dipendenti ai social network, cercano di regolamentarlo, o lo utilizzano per finalità di gestione, come il reclutamento e la selezione.
Ma il dato più interessante che emerge, soprattutto nella parte qualitativa della ricerca, è la costruzione di strumenti che hanno finalità di gestione ed uso prevalentemente interno.
Il 14.8% delle aziende intervistate dichiara di utilizzare social network interni, Blog o microblog (12.6%) e Forum (11%). Credo vadano dunque evidenziati due fenomeni: da una parte l’utilizzo e l’accesso a social network che già esistono, dall’altra la costruzione di piattaforme interne in cui prevale non tanto l’aspetto tecnologico ma soprattutto il potenziamento della comunicazione, il coinvolgimento delle persone, la condivisione di best practices. Naturalmente alcune condizioni strutturali aiutano i possibili impatti innovativi di un utilizzo consapevole dei social network. Aziende a carattere e con strutture internazionali, con uffici distribuiti in più paesi, con un’alta percentuale di lavoratori della conoscenza e con culture abituate allo scambio ed alla partecipazione, stanno traendo molti benefici, in termini di efficienza e di sviluppo delle conoscenze, da tecnologie in grado di abbattere le barriere di spazio e tempo. Condividere informazioni, partecipare a progetti con colleghi di altri paesi, senza necessariamente recarsi sul posto, avere scambi quasi immediati di dati e di idee diventano così non solo un’opportunità per il business, ma anche una fonte di motivazione per le persone che si percepiscono inserite in una rete grande, in cui è facile condividere idee e valori. È sulla possibilità quindi di pensare a progetti con un impatto strategico per lo sviluppo delle leve tradizionali di gestione delle persone e delle organizzazioni che si sta giocando un nuovo modello di configurazione organizzativa.
UMBERTO FRIGELLI
Share
This