Con l’emergenza coronavirus è in atto il più grande esperimento di telelavoro al mondo: un test che – se darà i suoi frutti – potrebbe cambiare le sorti del nostro modo di lavorare in futuro.
(Agenzia Bloomberg)

La seconda ondata della pandemia prosegue, e, costringendoci nelle zone rosse o arancioni, non ha certo diminuito l’impatto quantitativo della diffusione dello smart working. Dal punto di vista qualitativo, però, prosegue nelle aziende il dibattito se questo debba essere solo una reazione alla crisi o una modalità di lavoro per possa rendere nel futuro le imprese più agili. La ricerca citata nell’articolo ne è un esempio.

Nel frattempo, le imprese che stanno ragionando in termini di change management e soprattutto di new normal e prevedono un futuro fatto di maggior tempo passato da remoto. Quindi analizzano quali caratteristiche dovrà aver lo smart working per essere realmente sostenibile dal punto di vista del benessere dei dipendenti e produttivo dal punto di vista della impresa.

In questo articolo, pubblicato a novembre di quest’anno sul formato cartaceo della rivista Harvard Business Review, ne parlo ampiamente partendo da una ricerca AIDP che ha coinvolto numerose aziende su questo tema.

Per approfondimenti scarica l’articolo l’articolo in formato PDF qui

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