La nostra intervista ad Aldo Magnone

Nuova puntata dell’inchiesta del nostro Osservatorio sui lavoratori senior. Un fenomeno centrale per lo sviluppo delle aziende, quello della gestione del personale over 50. Sull’argomento abbiamo intervistato il dottor Aldo Magnone, dal 2005 Partner di Arethusa, con un passato di manager nell’ambito della gestione delle risorse umane in importanti gruppi come Colgate Palmolive, Star, Pirelli e Walt Disney. Nella sua ultima esperienza in Walt Disney come Country Manager HR, aveva la responsabilità della gestione delle risorse umane per tutte le linee di business in Italia: licensing, retail, editoria, televisione, cinema ed internet. 


Dottor Magnone qual è oggi la situazione dei lavoratori senior nel nostro Paese?
Bisogna fare preliminarmente una considerazione di carattere generale sul tema dei lavoratori over 50 in Italia, che è fondamentale per inquadrare la questione. Sui lavoratori senior c’è una cultura aziendale tipicamente italiana, che tende ad un pregiudizio negativo verso questa categoria, che non ha eguali in altre situazioni. Se pensiamo a settori dell’economia come il commercio o l’artigianato, possiamo notare come non ci siano preclusioni rispetto all’età dei lavoratori, come anche nelle libere professioni. Anzi, più la persona è in là con gli anni, maggiore è la considerazione nei suoi confronti in termini di esperienza maturata negli anni e di professionalità. Pensiamo agli artigiani e quanto sia un valore aggiunto l’esperienza maturata in tanti anni di lavoro agli occhi del cliente.

Il problema insomma riguarda soprattutto il mondo industriale?
Il pregiudizio culturale di cui parlo esiste nel mondo aziendale in senso stretto e riguarda la categoria degli over 50. Del resto, possiamo notare facilmente come sia molto difficile essere assunti in una grande azienda quando si ha compiuto 40 anni, almeno che non si tratti di posizioni apicali di dirigente. E’un problema culturale tutto italiano che purtroppo non è facilitato nemmeno dalla legislazione che non prevede sgravi per le aziende sulle assunzioni di lavoratori senior. Si tratta di un vero e proprio vulnus; ci strappiamo le vesti per il problema della disoccupazione giovanile, quando siamo il Paese più vecchio del mondo. Il problema occupazionale delle persone più anziane diventerà sempre più drammatico.
Com’è invece la situazione nel resto d’Europa?
Faccio l’esempio della tedesca Bmw, un’azienda di successo riconosciuta in tutto il mondo. L’età media in Bmw è alta, oltre i 50 anni; l’azienda ha pensato ad inserire il parquet sui pavimenti delle linee di produzione degli stabilimenti, proprio per venire incontro alle esigenze di salute del personale più anziano, che spesso soffre di dolori alla schiena. Pensiamo poi ad altri accorgimenti messi in campo da altre aziende europee, come l’introduzione di semplicissimi meccanismi negli uffici, che allontanino o avvicinino, a secondo dell’esigenza, il lavoratore dallo schermo del computer salvaguardandone la salute. Soluzioni semplici ma che nel nostro Paese sono impensabili.
Tornando all’Italia, cosa si può fare per migliorare la situazione di questa categoria di lavoratori?
La legislazione si può anche cambiare e migliorare, ma vincere il pregiudizio culturale è un processo molto lungo; tutti i cambiamenti culturali richiedono tempo, ma certo si potrebbe cercare di migliorare la situazione con una legislazione ad hoc, che ad esempio renda conveniente per le aziende assumere un lavoratore anziano. Il problema è urgente; basti pensare che nella sola provincia di Milano ci sono oltre 200 mila lavoratori over 40 senza lavoro. Sono una potenziale bomba sociale, che viene assorbita, per il momento, grazie ad un ammortizzatore sociale particolare costituito dalle famiglie e dagli amici. 
La redazione.
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