I riscontri dei lavoratori e delle imprese

Le ragioni che spinsero Ned Ludd nel 1799 ad infrangere un telaio e a dare vita al movimento operaio, che reagì violentemente all’introduzione delle macchine dell’industria perché ritenute causa della disoccupazione e dei bassi salari, sembrano quasi del tutto superate, quando si analizzano percezioni e atteggiamenti dei lavoratori nei confronti dell’introduzione di robot e Intelligenza artificiale nelle imprese.

Il rapporto Robot, Intelligenza Artificiale e Lavoro in Italia promosso da AIDP-LABLAW, ha avuto il merito infatti di approfondire non solo la percezione di imprenditori e manager nei confronti delle nuove automazioni, ma anche l’opinione dei lavoratori.

Le opinioni dei lavoratori

Sono stati intervistati infatti, in tutta Italia, un vasto campione di impiegati, quadri, funzionari, tecnici e operai che lavorano sia in aziende che hanno già introdotto sistemi di Intelligenza artificiale e robot (aziende “robotizzate”) sia in aziende che ancora non hanno introdotto questi nuovi processi (aziende “non robotizzate”). In generale, entrambe queste popolazioni, lavoratori di aziende “robotizzate” e “non robotizzate”, conoscono nell’81% dei casi queste tecnologie.

Dove vengono utilizzati, ossia nelle aziende “robotizzate”, i sistemi di Intelligenza artificiale o i robot si integrano e forniscono ausilio al lavoro delle persone (50% dei casi), hanno sostituito mansioni che prima venivano svolte dai dipendenti (37% dei casi), ma svolgono anche attività nuove che prima non venivano realizzate (25% dei rispondenti).

Sia che utilizzino direttamente le nuove tecnologie, sia che ne siano solo a conoscenza, in generale la posizione dei lavoratori è sostanzialmente favorevole agli strumenti della quarta rivoluzione industriale.

I lavoratori che lavorano in aziende “robotizzate” hanno un atteggiamento favorevole nel 67% dei casi, neutrale nel 25% dei casi e solo l’8% di loro è decisamente contrario a queste tecnologie. Vi è infatti un vasto accordo sul fatto che l’utilizzo di sistemi di AI e robot nelle aziende

  • Abbia portato a risultati un tempo impensabili (89%)
  • Faccia aumentare efficienza e produttività (85%)
  • Renda il lavoro delle persone meno faticoso e più sicuro (82%)
  • Un 70% dei rispondenti che lavorano in aziende robotizzate ritiene inoltre che l’utilizzo di questi sistemi consenta alle persone di lavorare meno e lavorare meglio.

Questi giudizi traggono probabilmente la loro origine dagli impatti sulla situazione lavorativa che sono stati rilevati.

Si ritiene infatti che le nuove tecnologie abbiano un impatto positivo sulla sicurezza nei posti di lavoro, sulle condizioni e i carichi di lavoro, sugli orari e sulle opportunità di carriera.

In parallelo all’introduzione di questi sistemi, numerose aziende hanno adottato inoltre anche innovazioni nelle condizioni di lavoro dei propri dipendenti.

  • Nel 34% dei casi rilevati vi è stata una riorganizzazione degli spazi di lavoro;
  • Nel 24% è stato attivato lo smart working e servizi per il benessere dei lavoratori e il welfare aziendale;
  • Il 19% dei casi ha visto una maggiore flessibilità di orari in entrata e in uscita;
  • Nel 16% dei casi in cui vi è stata una riduzione di ore di lavoro a parità di stipendio.

Non mancano differenze tra la percezione di chi ha già sperimentato i nuovi processi e modelli di lavoro e il vissuto di chi lavora in aziende che non hanno ancora introdotto nuovi sistemi digitalizzati o robot.

La differenza tra realtà e pregiudizi appare evidente se si confrontano alcuni dati.

Per il 29% dei lavoratori di aziende “robotizzate”, questo cambiamento è stato uno stimolo ad aggiornare le proprie competenze mentre solo il 22% di chi ancora deve sperimentare l’introduzione di robot pensa che ci sarà bisogno di aggiornarsi. Le persone che lavorano nelle aziende “robotizzate” avvertono nel 15% dei casi il rischio di perdere il posto di lavoro contro il 20% dei casi dei colleghi che lavorano in aziende tradizionali e temono di perdere il posto di lavoro. Ed è ancora più evidente il divario tra queste due popolazioni quando si parla di come l’introduzione di robot e AI possa portare il vantaggio di un lavoro meno faticoso e ripetitivo, affermazione percepita come vera nel 22% dei casi di chi lavora in aziende “robotizzate” e solo nel 15% dei casi di lavoratori di aziende “non robotizzate”.

Per cogliere tutte le opportunità che i nuovi sistemi offrono, però, è fondamentale ripensare il nostro sistema formativo, la pensa così l’83% di tutti i lavoratori intervistati i quali ritengono anche che vi sia necessità di nuove leggi per regolamentare la materia (89%) e che robot e AI non potranno mai sostituire del tutto il lavoro umano (89%).

Osservazioni conclusive

In conclusione, guardando all’esperienza di chi lavora in aziende già robotizzate o che hanno introdotto sistemi di AI, il rapporto ha rilevato che il bilancio complessivo dell’esperienza era per imprenditori e manager abbastanza positivo nel 61% dei casi e decisamente positivo nel 22% dei casi, mentre la stessa domanda rivolta ai lavoratori, ha visto un sentimento abbastanza positivo nel 52% dei casi e decisamente positivo nel 17%. A riprova che la quarta rivoluzione industriale ha certamente connotati diversi dalla prima.

Le opinioni delle imprese

In un futuro molto prossimo, che in realtà è già presente, diventerà sempre più comune essere accolti alla reception di un hotel da un robot che aiuterà a fare il check in e accompagnerà in stanza, essere operati da un robot mentre il chirurgo lo manovra a distanza o sorvegliare la crescita del grano nei campi e la maturazione delle uve con i droni. Nelle fabbriche i robot industriali collaborano all’assemblaggio, alla saldatura e a molte altre mansioni, mentre è sempre più comune che il primo screening dei nostri curricula sia fatto da un algoritmo o il primo colloquio da una chatbot.

Le imprese sono nel pieno della transizione ai modelli organizzativi e produttivi della quarta rivoluzione industriale, caratterizzata dall’utilizzo intensivo di grandi quantità di dati, dalla digitalizzazione, dall’utilizzo di Robot e di sistemi dotati di Intelligenza artificiale (AI) e dalla applicazione congiunta di queste tecnologie o Robotic Process Automation (RPA).

Il primo rapporto AIDP-LABLAW 2018 a cura di Doxa su Robot, Intelligenza Artificiale e Lavoro in Italia, analizza un campione rappresentativo sia di aziende “robotizzate”, cioè con esperienza di queste applicazioni nei loro processi produttivi o di servizio sia di aziende “non robotizzate”, ossia che non hanno ancora compiuto la transizione verso i processi produttivi propri della quarta rivoluzione industriale. Inoltre, nelle aziende del campione già robotizzate, erano presenti in maniera equilibrata sistemi, soluzioni e processi basati sia su Robot sia su AI sia sulla loro applicazione congiunta, ovvero la RPA. Imprenditori e manager sono nel complesso favorevoli all’utilizzo di sistemi di AI e Robot nelle aziende. Perché introdurre nuove tecnologie da quarta rivoluzione industriale?

  • Naturalmente per aumentare l’efficienza (46% dei rispondenti)
  • Incrementare la produttività (45%)
  • Diminuire i costi di produzione (40%)

Ma tra chi ha già sperimentato attivamente, ossia le aziende robotizzate, il consenso sale al 72% e i contrari sono solo il 9%. Mentre nel campione delle aziende “non robotizzate” i favorevoli sono il 47% mentre gli indecisi, né favorevoli né contrari, sono il 40%.

La differenza tra percezione e realtà è infatti una delle scoperte importanti di questo rapporto.

Il confronto tra aziende robotizzate e non

Il Rapporto AIDP-LABLAW 2018, mette a confronto l’opinione delle aziende che hanno già introdotto sistemi di Robot e intelligenza artificiale con quelle che non lo hanno ancora fatto. Le aziende robotizzate vedono in queste applicazioni diversi vantaggi, a seguito della loro introduzione. Innanzitutto, la robotizzazione rende il lavoro delle persone meno faticoso e più sicuro (99% dei rispondenti), fa aumentare efficienza e produttività (94%) e ha portato a scoperte e risultati un tempo impensabili (88%). Interessante inoltre che le aziende “robotizzate” rilevano in maniera concorde, nel 83% dei casi, che questi sistemi fanno crescere competitività e business, con riflessi positivi sulla occupazione, mentre chi non ha ancora sperimentato, le aziende “non robotizzate”, rispondono positivamente a questa affermazione solo nel 56% dei casi.

Vi è un divario nelle opinioni di chi ha già introdotto nei propri processi qualche tecnologia robotica o di AI e chi sta ancora valutando questa opzione e quindi è più facilmente condizionato da stereotipi o pregiudizi.

Il vissuto positivo della esperienza delle aziende “robotizzate” rileva infatti (in misura maggiore delle non robotizzate) le ricadute positive non solo sulla produttività e sul business, ma anche sulle condizioni dei lavoratori. Mettendo a confronto chi ha già introdotto i nuovi processi con chi non lo ha ancora fatto, si rileva un miglioramento dei carichi di lavoro (76% effettivi contro i 63% previsti da chi non ha ancora introdotto i nuovi sistemi), delle condizioni dei lavoratori (65% contro 38%) e del clima aziendale (48% vs 17%). Un dato di grande interesse riguarda le modalità con cui i sistemi di intelligenza artificiale e robot si sono “integrati” in azienda. Per il 56% delle aziende l’impiego di queste tecnologie è stato a supporto delle persone, a riprova che queste sono da considerarsi principalmente un’estensione delle attività umane e non una loro sostituzione. Per il 33%, inoltre, tali sistemi sono stati impiegati per svolgere attività nuove mai realizzate in precedenza. Per il 42% delle aziende, invece, l’AI e i robot hanno sostituito mansioni prima svolte da dipendenti.

Lo scenario è ancora in divenire e non mancano le preoccupazioni e le necessarie attenzioni. L’opinione prevalente è che l’RPA non potrà mai sostituire completamente il lavoro delle persone (91% di risposte delle aziende robotizzate e 87% delle aziende non robotizzate).

Le aziende robotizzate ritengono da un lato che le nuove tecnologie permettono di creare funzioni e posizioni lavorative che prima non c’erano (86%) ma dall’altro che i nuovi sistemi provocheranno la perdita di posti di lavoro (78% dei rispondenti) e che potrà provocare la esclusione dal mercato del lavoro delle persone meno scolarizzate (81%).

Osservazioni conclusive

Dalla indagine emergono come maggiormente a rischio operai non specializzati, lavoratori manuali, impiegati generici. Saranno invece figure sempre più ricercate i tecnici informatici, gli ingegneri informatici, gli esperti di robotica e automazione e gli account commerciali

L’introduzione di queste nuove soluzioni naturalmente comporta la necessità di formazione del personale (37%), una ridefinizione complessiva del modello organizzativo (29%) e in diversi casi superare la resistenza culturale al cambiamento (27%), mentre nella esperienza delle aziende robotizzate, le tensioni con le organizzazioni sindacali sono all’ultimo posto delle criticità riscontrate con un 13% dei casi. Infine, la consapevolezza che l’utilizzo di sistemi artificiali e robot nelle aziende obbliga a ripensare completamente al sistema formativo (85%) e necessità di nuove leggi per regolamentare la materia (85%).

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