Intervista a Silvio Carlo Ripamonti, ricercatore e docente di Psicologia del lavoro e dell’organizzazione, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
La psicologia del lavoro gioca un ruolo di primo piano nell’organizzazione di un’azienda. Non si tratta certo di un aspetto secondario e non deve essere sottovalutato, perché riguarda da vicino la qualità e la quantità del lavoro che si svolge all’interno di un’impresa. Per approfondire il tema, abbiamo intervistato il Professor Silvio Ripamonti, ricercatore presso l’Università Cattolica di Milano ed esperto della materia.
A che punto è oggi la ricerca sulla psicologia del lavoro?
La struttura del lavoro, che è radicalmente modificata, ha reso necessario modificare ed ampliare i paradigmi di studio che vogliano comprendere le dinamiche che si generano sui luoghi di lavoro oggi. Nella ricerca in psicologia del lavoro si possono cogliere due tendenze; la prima tende a spostare l’attenzione dai temi classici di studio verso nuovi ambiti, assolutizzando i cambiamenti. 

Per esempio, se consideriamo il costrutto di network organization possiamo affermare che ogni organizzazione può essere descritta come un insieme emergente di relazioni, che danno vita all’organizzazione, un tentativo della ricerca va, quindi, nella direzione di mappare le relazioni esistenti e fondanti i nuovi assetti organizzativi. Il secondo approccio cerca di coniugare le nuove tendenze con quanto il passato ci ha portato e che rimane ancora; la tradizione gerarchica ed i consueti rapporti di potere, che non sono scomparsi. Compito della ricerca è comprendere come coniugare le spinte evolutive con alcuni ancoraggi che ancora permangono.
Quali sono i temi emergenti nel campo della psicologia del lavoro?
Uno è quello del benessere del lavoro, capace di generare valore e fonte di piacere e di espressione di sé; la possibilità di questa esperienza è legata alla possibilità di avere a disposizione capitale psicologico e sociale nei luoghi di lavoro. Temi forti di studio collegano il benessere lavorativo a risultati significativi in termini di produttività, soddisfazione e generazione di valore. La psicologia del lavoro ha dato un contributo significativo nel tentativo di rendere visibile come il capitale sociale di un’organizzazione sia un tema rilevante per dare valore al patrimonio. Un secondo tema è quello delle nuove tipologie di lavoratori; la distinzione tra blu collar e white collar, dirigenti ed imprenditori, ha perso pregnanza a favore del tema dell’incertezza. Oggi due categorie di riferimento per la ricerca sono quelle degli Highly skilled contractors e Contingent work; i lavoratori ad alta competenza, che possono attraversare la flessibilità del mercato del lavoro, sono implicati in dinamiche psicologiche completamente, differenti rispetto ai contratti di lavoro precari. 
Quale rapporto c’è tra psicologia e organizzazione del lavoro?
Un tema centrale è quello delle organizzazioni come communities; Minzberg ha sottolineato la necessità di recuperare dimensioni di collaborazione e di rispetto, come condizioni necessarie al raggiungimento di obiettivi organizzativi, dopo un’acuta critica ai processi di finanziarizzazione, che hanno trasformato il management dell’impresa. Un altro tema è quello del governare l’inatteso; gli scenari di lavoro in continua evoluzione, la mobilità, il superamento di confini organizzativi, danno l’idea di un imprevisto che non è l’eccezione ma la regola dentro la progettazione d’imprese.
A livello europeo invece, in che direzione sta andando la ricerca sulla psicologia del lavoro?
Esistono due tendenze di ricerca capaci di conoscere, in modo diverso, contesti di lavoro; la prima comporta la capacità di recuperare un punto di vista emico, ovvero che dia spazio al punto di vista delle persone che vivono nei contesti di lavoro. Questo è importante perché dà la possibilità di conoscere in profondità le esperienze delle persone. Il punto di vista opposto è noto come etico, orientato cioè a dare spazio al punto di vista del ricercatore di fenomeni sociali, dando molto valore alle capacità conoscitive messe in campo dagli strumenti di ricerca utilizzati.
Quali sono le prospettive future della psicologia del lavoro?
E’ importante per la psicologia del lavoro recuperare la capacità di prestare attenzione al patrimonio di conoscenze che possono essere colte solo entrando in relazione con le persone; bisogna rilanciare la psicologia applicata alle organizzazioni, verso una tendenza dove viene apprezzata non la trascrizione del sapere prodotto dai ricercatori ma dove viene sostenuto un diverso dialogo tra saperi scientificamente fondati, prodotti in accademia, e saperi prodotti con le persone all’interno dei contesti. 
LA REDAZIONE

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