Migliorare i sistemi di valutazione per premiare il merito


Tiziano TREU, vicepresidente della XI Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato, esponente del Partito Democratico, è stato presidente dell’Aran, l’Agenzia per la Contraffazione nel Pubblico Impiego. Nel corso dell’ultima legislatura ha firmato, insieme ad altri esponenti del Partito Democratico, una proposta di legge (A.S. 746)  per l’istituzione di un’Authority indipendente per il pubblico impiego, con il compito di valutare il funzionamento, rendere più efficiente l’amministrazione e individuare i meriti e demeriti sia dei dipendenti, sia dei dirigenti. Alcune delle proposte contenute nel documento sono state di recente accolte al Senato, nell’attuale disegno di legge delega presentato dal Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta.



Senatore Treu, si parla molto di meritocrazia negli ultimi tempi. Ne parla il Governo, ne parlano i sindacati. In realtà è un discorso che la sua organizzazione politica ha già avviato dall’ultima legislatura. Difficile oggi trovare qualcuno contrario alla meritocrazia…
“E’ chiaro che noi dobbiamo correggere le  pratiche più che le regole. Perché le regole già dicono, anche nel pubblico impiego, di valutare i dipendenti, quindi premiarli in relazione ai loro meriti, ai loro rendimenti. Purtroppo però queste regole, anche contrattuali, da tempo esistenti, non sono praticate”.

Per quale ragione?
“Uno dei motivi per cui non sono praticate, a parte l’inerzia, è il fatto che non ci sono dei sistemi di valutazione oggettivi e trasparenti. Perché per premiare il merito sul serio occorre questo. E’ fondamentale. Altrimenti si può pensare che sia un arbitrio e che non vi sia garanzia se a deciderlo è il datore di lavoro. Per questo c’è bisogno di una valutazione oggettiva, imparziale”.

In questo senso come vi state muovendo?
“C’è il disegno di legge che abbiamo discusso al Senato (Delega al Governo finalizzata all’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico A.S. 847),  in cui noi abbiamo anche corretto l’impostazione del ministro Brunetta che voleva fare la valutazione da parte dello stesso ministero. Invece noi vogliamo una valutazione oggettiva e indipendente. Credo che questa sia la prima cosa da fare”.

Questo vale solo per il settore pubblico?
“Anche nel privato è importante che le valutazioni del merito non siano arbitrarie o unilaterali, ma che via sia invece un controllo sociale. I contratti collettivi ogni tanto lo propongono”.

Secondo Lei manca dunque meritocrazia nelle organizzazioni produttive italiane e nelle istituzioni?
“Non c’è dubbio che nelle organizzazioni produttive e nelle istituzioni vi sia poca meritocrazia. Anche nei privati c’è ne poca. Perché la parte di retribuzione, per esempio, che viene legata alla produttività è minima. Tanto è vero che solo adesso si è cercato di incentivarla, con la detassazione e decontribuzione dei premi di produttività. Tutto questo contribuisce a stimolare la meritocrazia. Però ci vuole un uso giusto della meritocrazia, perché non diventi uno strumento di discriminazione, bensì uno strumento di stimolo”.
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