Nei giorni scorsi sui TG nazionali e sui quotidiani come Il Sole 24 Ore, ha preso spazio una ricerca dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro che evidenzia come in Italia quattro trentenni su dieci sono disoccupati o sottoccupati.

Altre ricerche, come il rapporto ANVUR sull’Università, avevano già mostrato che il possesso di laurea facilita accesso al mercato del lavoro.

Come era già noto, i laureati dei gruppi delle facoltà mediche, scientifiche e di ingegneria hanno più facilità nel trovare lavoro, rispetto ai laureati di altre facoltà. L’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro evidenzia come le lauree non sono tutte uguali, ed esistono lauree che danno maggiori possibilità di accesso ad impieghi confacenti la propria preparazione accademica, mentre in altre spicca il numero di non occupati.

Occapazione lauree

I numeri dunque fotografano una realtà nella quale per i trentenni laureati non vi è la piena occupazione e, all’interno del gruppo dei laureati, vi sono facoltà (per esempio statistica, ingegneria, medicina) che hanno tassi di occupazione qualificata più alti di altre lauree. Psicologia, per esempio, appare nella media generale con una occupazione qualificata di circa il 60%, ma il 22,6 dei laureati trentenni è ancora non occupato.

Nel mercato del lavoro italiano, trovare un’occupazione qualificata e coerente col proprio titolo di studio è una situazione strutturalmente non semplice, che chiama in causa anche le responsabilità della politica nel creare e favorire condizioni di accesso al mercato del lavoro.

Senza dovere necessariamente trovare un nesso di causa ed effetto, non sempre facilmente dimostrabile, tra tasso di occupazione e tasso di investimento in istruzione, va comunque evidenziato che la percentuale di laureati in Italia è inferiore alla media europea, ed anche la spesa in istruzione dello Stato non raggiunge quella di altri paesi industrializzati. La Germania spende il doppio dell’Italia in istruzione.

Senza nascondere le difficoltà strutturali ed oggettive che un giovane deve affrontare nella ricerca del lavoro, esistono però competenze ed attitudini che facilitano o sono di ostacolo a questa impresa.

Infatti è fondamentale nella ricerca del lavoro sapere mantenere la fiducia nei propri mezzi e nel futuro, ed avere costanza nel portare avanti un’attività pianificata di ricerca.

Un’osservazione personale, su un campione più ristretto, mi conforta nella convinzione che una differenza nel cercare e trovare lavoro è data anche dal come si affronta questa situazione.

Per esempio, il nostro Master di secondo livello dell’Università Cattolica “Gestione e sviluppo delle persone e delle organizzazioni” , rivolto principalmente a laureati magistrali in psicologia o facoltà umanistiche, ha visto un tasso di occupazione adeguato alla propria formazione dell’83% di quanti hanno frequentato il Master negli ultimi anni. Di questi,  il 12,5% risulta oggi ancora alla ricerca di un lavoro, mentre il 4,5%  è occupato in professioni non inerenti al titolo di studio.

A parità, dunque, di formazione di base (Laurea in psicologia o equivalente) e specializzazione (Master), il livello di occupazione risulta assai confortante, anche se continuano a persistere casi critici.

L’esperienza diretta e il contatto con gli studenti suggeriscono, infatti, che anche l’attitudine personale e la messa in campo di competenze adatte possono fare la differenza nella ricerca del lavoro. Per quanto è possibile dare dei suggerimenti a chi si appresta a cercare lavoro, vale la pena ricordare che:

  1. È importante avere un punto di vista positivo. Se non possiamo agire sugli elementi strutturali del mercato del lavoro, possiamo però adottare comportamenti orientati ad ottenere un risultato di successo.
  2. È  necessario affrontare la ricerca del lavoro con la convinzione che vi sono possibilità di scelta e di buona riuscita del proprio progetto personale.
  3. È utile fare un piano di azione e seguirlo in modo scrupoloso.
  4. Bisogna sapere apprendere dall’esperienza, mentre si fa la ricerca.
  5. È  preferibile avere un’idea sufficientemente precisa del tipo di lavoro che si sta cercando.
  6. Fattore critico di successo è anche il sapere scrivere un buon cv, breve e centrato sulle competenze effettivamente possedute.
  7. Nella ricerca, bisognerebbe sfruttare al massimo la regola del PASCAV (parenti, amici, scuola e sport, conoscenti, affari, vicini e vacanze), ossia essere consapevoli che il canale delle conoscenze è quello che garantisce maggior successo.
  8. Bisogna utilizzare i social network per promuovere il proprio profilo e per setacciare gli annunci di lavoro.
  9. Seguendo il motto “trovare lavoro è un lavoro”, bisogna pianificare la ricerca del lavoro, impegnando il giusto tempo.
  10. Durante i colloqui di lavoro, non bisogna sottovalutare quanto immagine e comunicazione non verbale dicano di se stessi ai valutatori.
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