Lo dimostra uno studio condotto da un economista tedesco

Tutti noi siamo sempre pronti a scandalizzarci e a stracciarci le vesti dinanzi a veri e propri scandali, come lo sfruttamento lavorativo dei minori o degli operai cinesi o ancora davanti al crollo di una fabbrica nel terzo mondo, con migliaia di lavoratori rimesti uccisi sotto le macerie.

Eppure, una volta che ci troviamo immersi nelle logiche di mercato, tutta questa indignazione di colpo passa, facendo passare in secondo piano tutte le nostre convinzioni morali. A dimostrarlo scientificamente, è un test, condotto sulla pelle di alcuni topolini in laboratorio, dell’economista tedesco Armin Falk.

Gli 800 volontari reclutati da Falk dovevano decidere se alcuni topolini di laboratorio usati per la ricerca, ma ormai anziani, dovessero trascorrere la loro vecchiaia assistiti e accuditi.
Tutti inizialmente hanno risposto ovviamente di sì, ma quando ai volontari è stato chiesto se uccidere un topolino in cambio di 10 euro fosse giusto, già la metà aveva accettato.

Le proposte successive ai volontari in questo gioco di ruolo si sono fatte poi più complesse nel corso dell’esperimento, con diverse altre considerazioni sul valore dello scambio.

La morale è passata ulteriormente in secondo piano, ed il 76% dei topolini è stato sacrificato in cambio di un prezzo medio di circa 10 euro.

La molteplicità degli attori in campo diluisce evidentemente l’importanza del singolo individuo.

I topolini tedeschi suggeriscono anche a noi una considerazione:

la consapevolezza che rinunciare ad un’opportunità permetterebbe ad altri di approfittarne, permette di pacificare la propria coscienza.

Il senso di competizione che un mercato con molti attori è in grado di scatenare, anche nel più mansueto degli individui, fa il resto.

Insomma, secondo questo studio, il mercato uccide l’etica e ci rende tutti più cattivi.
Del resto, chi rinuncerebbe ad acquistare l’ultimo prodotto elettronico o accetterebbe di pagare una bolletta più cara, in cambio di un maggiore rispetto dell’ambiente?

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