- Alcool-dipendenza;
- Tossico-dipendenza;
- Patologie psichiche
- Difficoltà nell’organizzazione e programmazione dell’attività lavorativa
- Rallentamento dell’attività, se interdipendente da altri centri di lavoro o in “catena”
- Difficoltà nell’integrazione e nel rapporto con i colleghi (isolamento,“mobbing di ritorno”) Disattenzione nell’utilizzo dei DPI
- Possibile riaccensione del disturbo sul posto di lavoro
- Costi e difficoltà nell’adeguamento della postazione di lavoroPossibile rivendicazione nei confronti dell’azienda dell’insorgenza/aggravamento dei disturbi a causa dell’attività lavorativa
- Contatta il Medico di Base ed eventualmente lo Psichiatra curante
- Rilascia un’idoneità limitata nel tempo con cambio in mansione a basso rischio infortunistico
- Rivede il dipendente a scadenze ravvicinate (30-45 giorni)
- Riammette il dipendente alla mansione originaria a stabilizzazione clinica sentito anche il parere di uno Psichiatra di fiducia
- Valuta l’interferenza della terapia farmacologica sull’attenzione e la vigilanza nell’attività lavorativa
- Lavoro notturno
- Impegno psicofisico
- Responsabilità
- Rischio infortunistico
- Flessibilità nelle pause
- Impegno orario
- Formazione e verifica dell’apprendimento in eventuale nuovo incarico
- Tempi di rivalutazione dell’idoneità (sempre molto ravvicinati)
- La necessità di miglioramento continuo nelle organizzazioni, a fronte di fenomeni che ne imbrigliano la crescita e lo sviluppo;
- L’urgenza di addivenire a soluzioni di tipo innovativo, soprattutto in situazioni dove il tempo ha sedimentato modalità di azione organizzativa inefficaci, a fronte di atteggiamenti rinunciatari;
- L’atteggiamento del management, i cui risultati sono scarsamente valutati o valutati in maniera ambigua, anche a fronte di evidenti inefficienze.
- Lo scarso utilizzo di strumenti di pianificazione (budget) e di valutazione dei risultati;
- La natura stessa del servizio, che nella sua intangibilità rende difficile una rappresentazione condivisa da parte degli operatori sia dell’oggetto di lavoro, sia del processo necessario alla sua realizzazione[1], rendendo così problematica ogni forma di progettazione e pianificazione;
- I vissuti di “frammentazione” generati negli operatori dai continui cambiamenti, accompagnati, peraltro, a una progressiva “flessibilizzazione” del lavoro.
- L’apprendimento e la co-costruzione, da parte dei partecipanti, delle tecniche del PMS articolato nelle sue fasi costitutive: ideazione, pianificazione, realizzazione e controllo;
- Il trasferimento pratico e concettuale delle metodologie nell’ambito delle attività quotidiane, sperimentando e concettualizzando le difficoltà emergenti sia di tipo pratico che di tipo culturale;
- L’adattamento della metodologia (anche a livello individuale), alle diverse realtà portate dai partecipanti, senza che ciò costituisca una perdita di efficacia del metodo;
- L’evidenziazione delle “resistenze” individuali e di gruppo nei confronti dell’utilizzo della nuova metodologia.
O tempora o mores
Top down o bottom up?
Si fa strada l’idea che il cambiamento non è più lineare e prevedibile, ma procede per salti e discontinuità, riflettendo probabilmente una dinamica della contemporaneità che avevamo già toccato.
L’altro è evidente nelle nuove forme di Legacy, che tendono a coniugare in modo strutturato due modalità di cambiamento, spesso contrapposte tra loro, nel Lean Six Sigma. Il metodo, infatti, tende a conciliare due approcci spesso contrapposti: la democratica e partecipativa Lean Production e il razionale e specialistico Six Sigma. L’una votata ad un movimento esteso di cambiamento bottom up e l’altro ad un necessario e guidato indirizzo top down. La riconciliazione di queste due antinomie stressa la capacità di articolare e guidare progetti complessi. Lo sforzo cognitivo di contenere, coniugare, alternare nello stesso contesto i due approcci riporta al tema del presente: la varietà delle forme che assume il cambiamento e la spinta, insita nei fatti, a superare modelli tradizionali di visione organizzativa
Chi deve effettuare la valutazione del rischio e nel caso questa venga omessa cosa si rischia?
- Individuare i pericoli attraverso la rilevazione delle fonti di stress;
- Individuare i gruppi a rischio attraverso la rilevazione di indicatori oggettivi e comportamentali considerati come significativi indicatori di stress;
- Decidere quali azioni preventive adottare;
- Intervenire con azioni concrete;
- Controllare e revisionare.
- Danimarca: 20% di rischio attribuibile allo stress per le patologie cardiovascolari (1991);
- Svizzera: costi annuali attribuibili allo stress: circa 4.2 miliardi di franchi, pari al 1,2% del PIL (2000);
- UK: perse circa 40 milioni di giornate lavorative ogni anno per problemi connessi a stress (1999);
- Svezia: 14% delle assenze prolungate, in un campione di 15000 lavoratori, legate a patologie da stress (1999);
- EU: stimato in più di 20 miliardi di euro il costo globale dello stress nell’Unione Europea (costi lavorativi, personali e sociali) (2005).
La questione è di non agevole soluzione, soprattutto in considerazione del fatto che lo stesso fenomeno del mobbing non è, ad oggi, disciplinato dalla legge, ma è, piuttosto, oggetto di una vasta e non sempre univoca produzione giurisprudenziale.